Partendo da Anfo sul lago d’Idro, ci si inoltra in un’avventura naturalistica verso la suggestiva Corna Zeno, situata nelle Piccole Dolomiti. Seguiremo un percorso che offre non solo panorami mozzafiato, ma anche la possibilità di immergersi completamente nella bellezza selvaggia della natura. L’ itinerario si snoda nel cuore delle Piccole Dolomiti dove pinnacoli calcarei si ergono a formare profili fantasiosi in un contesto di cime che contornano il lago . Anche se non superano duemila metri di quota raggiungerle dal fondovalle implica un certo impegno fisico.
Ascesa : 850 mt.
Lunghezza andata e ritorno : 13 Km.
Durata : 5h 30′
Altitudine partenza : 780 mt.
Altitudine max. : 1619 mt.
Periodo : primavera, estate, autunno
Difficoltà : EE (Escursionistica-Esperti )
Interesse : Alto pascolo, paesaggistico
Tipo percorso : Strada forestale,crinale erboso
Appoggio : Malga al Passo Zeno
Equipaggiamento : abbigliamento da trekking
Da Vestone continuare su strada statale fino ad Anfo . Appena superato il centro sulla sinistra si prende la strada che porta al Baremone, la si segue per circa 3 km. fino ad un bivio che rimane sulla sinistra e che porta in Loc. Tese di Sopra. Si segue la stretta strada fino ad uno slargo in prossimità dell’acquedotto comunale che rimane poco più in alto a fianco del torrente Re. Qui si può parcheggiare senza affrontare la ripida e cementata salita che rimane spesso interdetta ai veicoli per dissesti del manto stradale dovuti a smottamenti dell’alveo del torrente
Il punto di partenza del nostro viaggio è il ponticello sul torrente Re. Qui ci si prepara per l’avventura e ci si carica di energia per affrontare il percorso. Attraversato il ponticello, si sale il ripido tratto di strada cementata che porta a Tesa Alta, un piccolo appezzamento per far pascolare il bestiame con tanto di ricovero estivo.
La Tesa Alta è un luogo incantevole immerso nella natura, dove è possibile godere di viste panoramiche sulla valle in cui scorre il torrente Re. Qui prendiamo ulteriore fiato e proseguiamo per la forestale che a tornanti ci permette di guadagnare quota.
Occorrerà più di un’ora per compiere i oltre tre chilometri di sterrato prima di riuscire ad immetterci nella parte alta della valle di Canale, un’altra possibilità per arrivare fin qui percorrendo un altro tragitto che parte dal ponte sull’Abbioccolo in località Lavenone.
Arrivati al bivio con il sentiero CAI 438, prendiamo il sentiero che ci indirizza verso i pascoli di altura. Il percorso si inserisce in un contesto boschivo tra faggi e conifere rigogliose. Lungo il sentiero, siamo circondati da uno sbocciare di fiori primaverili e dalla comparsa delle prime foglioline dai rami di faggi secolari. Animali per il momento non se ne vedono ancora, ma si presume che arrivando alle prime ore di luce le probabilità di incontrare qualche esemplare adulto più in alto siano notevoli, lo si deduce da alcuni individui già di ritorno con i loro fuoristrada e che hanno l’aspetto più di cacciatori che di frequentatori della natura.
Dopo una sosta ristoratrice all’ombra di un folto abete, proseguiamo il nostro cammino lungo la parte alta della Val Canale. Qui vi è ubicato un grande faggio le cui radici pescano la sottile quantità d’acqua rimasta tra gli anfratti pietrosi del torrente che si riempie solo nelle occasioni di forte pioggia. Solo alcune pozze che incontreremo più a monte verso i pascoli sono disposte a trattenere l’acqua piovana necessaria ad abbeverare le mandrie tutto il periodo estivo.
Un altro punto di riferimento è la Cascina Zeno che si trova lungo il percorso dopo aver attraversato un vastissimo bosco di faggi. Qui possiamo fare una breve sosta per ammirare l’architettura tradizionale e godere della tranquillità del luogo. Il passo non è molto lontano, lo si raggiunge seguendo la strada che sembra scollinare sull’altro versante posto a sud. Qui una dettagliata segnaletica verticale ci chiarisce sulla via da prendere.
Infatti, arrivati a questo punto, inizieremo a percepire l’emozione del traguardo sempre più vicino. Il passo Zeno ci regala panorami mozzafiato e ci prepara per l’ultima parte dell’escursione.
Lasciato il punto di osservazione, ci dirigiamo verso sinistra e seguiamo la dorsale in direzione di un capanno da caccia in lamiera. Attraverso ampi prati erbosi che si affacciano verso la Valsabbia, raggiungiamo alcune chiazze di neve ancora presenti sul prato, raggiriamo qualche boscaglia dove è evidenziato qualche segno bianco e rosso e iniziamo il pezzo più impegnativo della salita. La traccia di sentiero si snoda tra erti pinnacoli e pendii piuttosto ripidi, quindi è importante fare attenzione ai passaggi un po’ esposti.
Finalmente, raggiungeremo la cima della Corna Zeno, il culmine del nostro viaggio. Qui possiamo ammirare un panorama senza eguali sulle Piccole Dolomiti e godere del senso di realizzazione che accompagna la conquista di una vetta. La parte terminale dell’itinerario potrebbe richiedere un po’ di impegno, specialmente in passaggi esposti, ma il premio di una vista così spettacolare sarà sicuramente degno di ogni sforzo.
Sul dirupo che si affaccia ad est è posta una croce metallica che segna un’altezza di 1916 metri sul livello del mare. Un tempo, nel periodo paleozoico, le stesse rocce che formavano la montagna erano anch’esse ad un’altezza del mare e questo ci fa pensare come la terra abbia subito mutamenti nell’arco di secoli ed ere e come le spinte tettoniche fossero state potenti per modellare la zona.
L’itinerario si conclude ripercorrendo prima la cresta fino al passo e poi la strada forestale percorsa all’andata fino al punto in cui abbiamo parcheggiato la vettura. In prossimità del torrente che abbiamo da poco attraversato, sgorga un’acqua cristallina con la quale effettuiamo un pediluvio ristoratore e lieti di aver trascorso una giornata all’aperto, rientriamo alla nostra dimora.
Raccomandiamo che, se non conoscete e non avete l’esperienza necessaria per affrontare questo itinerario, vi facciate accompagnare nell’esplorazione da chi perlomeno conosce il territorio. In alternativa, per frequentare simili ambienti, potete raggiungere il Rifugio Baremone sempre inforcando la strada da Anfo, e con meno dislivello e impegno raggiungere le cime circostanti come ad esempio la Cima Meghè o la Cima Ora, fruibili dal rifugio stesso.
Alfredo Chiodi
Accompagnatore di Escursionismo del CAI di Gavardo sottosezione di Brescia.Esperto conoscitore delle montagne bresciane in particolar modo di quelle della ValleSabbia ,territorio in cui vive ed effettua le sue escursioni .Collaboratore dell’equipe di vivilavalsabbia.com
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